No al latte vegetale: la sentenza dell’UE
La corte di giustizia dice no al latte vegetale!
Quello vegetale non si può chiamare latte. Il no al latte vegetale arriva dalla Corte di Giustizia europea. Niente latte di cocco, di mandorle, di soia… Nè burro o yogurt o panna o formaggi… Solo gli animali fanno il latte!
No al latte vegetale per una miglior tutela del consumatore
La sentenza è motivata da ragioni di tutela del consumatore. E la Coldiretti italiana sottolinea come sia una decisione importante che evita di confondere il compratore e di danneggiare l’industria e gli allevatori. Il pronunciamento è venuto a seguito di una battaglia legale che ha visto opporsi la tedesca TofyTown e un’associazione tedesca che opera contro la concorrenza sleale.
Addio burro, panna e yogurt di soia
Per la soluzione la Corte si è semplicemente riferita alla definizione che compare nel regolamento comunitario e che riserva la denominazione di latte “esclusivamente ai prodotti della secrezione mammaria normale”. Una conseguenza è che anche i prodotti derivati dal latte non possono essere chiamati con i nomi usuali: burro, panna, yogurt e formaggi vegetali non esistono. O meglio: non si possono chiamare così.
L’aumento della domanda di latte vegetale
Personalmente credo che la battaglia sia per lo più inutile. Le cose non cambieranno. L’aumento di vendite di latte vegetale non si spiega con la denominazione “latte” ma col fatto che la domanda è cresciuta. La confusione del consumatore è tra l’altro una motivazione poco realistica. La percentuale dei compratori che confondono il latte vaccino col latte di soia è trascurabile considerando che, se non sbaglio, nessuna associazione dei consumatori si è mossa seriamente a riguardo. Sono le industrie a parlare. E in particolare è l’industria del latte che, evidentemente, sta perdendo importanti fette di mercato.
Ma non era meglio chiamarlo “latte”?
Le perdite non derivano dal fatto che le altre bevande stiano ingannando i consumatori. Le perdite derivano da un cambiamento culturale che si può cogliere solo con una prospettiva che molte realtà industriali faticano a raggiungere. Con la conseguenza che, alla fine, sono proprio quelle aziende a generare la confusione che credono di combattere. Il significato delle parole, diceva il grande Wittgenstein, sta nel loro uso… Non nei regolamenti! Insomma ci eravamo abituati. Era tanto semplice fare la maionese di soia con il latte di soia, o fare un bel plumcake vegano con lo yogurt di soia… E ora? Che confusione!
LEGGI ANCHE: Boeri e il suo bosco verticale – Norvegia: il Vegan burger di McDonald’s
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!