Differenze etiche
Percepiamo il mondo in modo distinto perché distinguiamo le cose tra loro, cogliamo le differenze. Certe differenze le tralasciamo perché in quel momento non ci interessano, altre le focalizziamo. Le prime a volte tornano inaspettatamente: “non l’avevo notato” ci vien da dire. Alcune differenze poi sono rilevanti per determinare il nostro atteggiamento morale verso le cose, altre no. Chiamiamo le prime “differenze etiche”, le seconde “differenze non etiche”.
Differenze etiche e differenze non etiche
Le differenze non etiche indicano proprietà che non determinano lo statuto morale di chi le possiede. La differenza sessuale, per esempio, non implica una discriminazione quanto al riconoscimento di diritti fondamentali. Lo stesso si può dire delle differenze di razza, religione e così via. Differenze in merito alla capacità di percepire il dolore sembrano al contrario far parte dell’insieme delle differenze etiche. Con esse stabiliamo infatti come comportarci moralmente di fronte a un determinato oggetto.
Prospettive sul mondo
Le differenze non esistono comunque in modo assoluto ma solo in relazione a una data prospettiva. Se cerchiamo la nostra anima gemella a una festa, i dettagli del viso, i movimenti del corpo e tutte queste sfumature diventano centrali. Se invece dobbiamo decidere se trarre in salvo qualcuno da una casa in fiamme identifichiamo la figura umana senza far caso ai particolari. Se poi scopriamo che l’uomo tra le fiamme è fatto completamente di pietra ci comportiamo con lui in modo diverso. La pietra non percepisce il dolore, né può bruciare. Diremmo che si tratta di una statua e potremmo lasciarlo dove sta. Avremmo scoperto una differenza eticamente rilevante.
Pensare e parlare sono differenze etiche?
E se, invece, venissimo a sapere che si tratta di un uomo sprovvisto di senno e incapace di parlare? Non sarebbe altrettanto lecito lasciarlo lì senza cercare in qualche modo di soccorrerlo? Probabilmente no. Le differenze in termini di intelligenza e capacità linguistica non sono generalmente considerate importanti per determinare il valore e il diritto alla vita di qualcuno: non costituiscono delle differenze etiche. Non è infatti rilevante, dal punto di vista etico, che si tratti di un uomo o una donna, di una persona ricca o povera, bella o brutta, intelligente o poco intelligente (qualunque cosa ciò voglia dire!).
Vengo anch’io. No, tu no.
Perché, allora, se la parola e il senno non sono differenze etiche nel caso degli uomini, dovrebbero esserlo per gli animali? Perché la distanza in termini di linguaggio e intelligenza tra noi e loro viene fatta valere come autorizzazione a qualsiasi maltrattamento nei loro confronti? Certo l’uomo è differente dagli altri animali. Ma non lo è in un modo che renda leciti atteggiamenti di crudeltà. A meno di non considerare come differenze etiche la dimensione degli occhi, la forma del volto, degli arti, delle orecchie… O magari il fatto che noi, a differenza loro, siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio… Chissà? Qualcuno lassù potrebbe offendersi.
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